Descrizione
Medioevo
Sino alla metà del sec. XV Nove fu una "contracta Marostice"; man mano che si formavano e consolidavano nuove terre, esse venivano cedute alle famiglie che qui venivano ad insediarsi. Nel XIV secolo già vi risiedevano alcune famiglie: la più antica di cui si abbia memoria è la famiglia Tomasoni che possedeva terreno coltivato e sfruttava l'acqua di una roggia derivata dal Brenta, per muovere una ruota da mulino e una sega per tagliare il legname. Fu il punto di partenza di un'attività protoindustriale che creò ricchezza e sempre più numerosi insediamenti.
Verso la metà del Trecento, durante la signoria scaligera, il territorio fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Marostica e tale rimase, anche sotto la dominazione veneziana, sino alla fine del XVIII secolo.
Verso il 1443 Nove ottenne da Marostica l'indipendenza per l'organizzazione della vita religiosa. Nel 1453 gli abitanti cominciarono la costruzione di una chiesa dedicata a San Pietro Apostolo. Nove divenne parrocchia autonoma il 4 dicembre 1453.
Età moderna
La dipendenza da Marostica, sotto l'aspetto amministrativo ed economico rimase inalterata fino all'inizio del XVII secolo. Nel 1602 Nove, ormai diventata un centro attivo e prospero, chiese la separazione da Marostica. Questa esperienza durò solo poco tempo, perché ben presto, nel 1632, le due comunità si riunirono nuovamente. Nel secolo seguente, a causa dei disordini scoppiati a Marostica, Nove chiese e ottenne definitivamente l'autonomia che è rimasta fino ad oggi.
Età contemporanea
Il giorno 6 novembre 1796 l'abitato e la comunità di Nove furono coinvolti nella battaglia - chiamata, appunto, "Battaglia delle Nove" - in cui si scontrarono le truppe francesi dell'Armée d'Italie, guidate da Napoleone Bonaparte, e quelle austriache, durante la prima campagna d'Italia (1796-97).
In quella giornata rimasero sul campo cinquemila uomini, tre mila dei quali erano i francesi; l'esito della battaglia fu favorevole agli austriaci, che riuscirono a conservare le proprie posizioni, mentre il giorno seguente i francesi si ritirarono verso Vicenza.
L'essere stato teatro della battaglia segnò profondamente la storia della comunità novese: il dover assistere agli scontri, l'arrivo di Napoleone proveniente da Fontaniva sul suo cavallo bianco, gli echi del consiglio di guerra tenuto da Napoleone e dai suoi generali nell'oratorio di San Giovanni Nepomuceno fanno parte della memoria collettiva e della tradizione popolare orale dei novesi. La battaglia del Brenta divenne in seguito, in un poema dell'abate dal Pian, stampato a Venezia nel 1804, la Battaglia delle Nove.
La stessa produzione ceramica di fischietti popolari, chiamati i "cuchi", viene a collegarsi storicamente all'arrivo dei francesi: essi costituiscono una scherzosa, beffarda e ironica rappresentazione di Napoleone e dei dominatori in genere.
Nell'ambito della Battaglia degli Altipiani dal 20 maggio 1916 arriva una Sezione della 46ª Squadriglia che il 19 luglio diventa 49ª Squadriglia la quale resta fino al 17 agosto 1917. Dalla fine di maggio 1916 arriva anche la 28ª Squadriglia che rimane fino al 30 luglio successivo. Il 1º gennaio 1917 arriva il VII Gruppo (poi 7º Gruppo Autonomo Caccia Terrestre) fino al 13 marzo 1918. Il 14 settembre 1917 arriva la 33ª Squadriglia fino al 1º novembre tornando il 13 dicembre fino alla metà di marzo 1918, il 2 novembre 1917 la 79ª Squadriglia restando fino al marzo 1918, il 9 novembre 1917 una Sezione arriva Nove dove riceve la 2ª Sezione che alla metà del mese per formare la 139ª Squadriglia dal 20 novembre restando fino al 14 dicembre ed il 10 novembre 1917 la 26ª Squadriglia. Nei primi mesi del 1918, la base sarà assegnata ai francesi che vi opereranno con diverse formazioni: AR22 (Escadrille 22 che arriva il 13 marzo), AR254, BR221, SOP206 (con i Sopwith 1½ Strutter) e 214 che arriva il 19 marzo rimanendo fino al 7 aprile. A partire dal mese di marzo alcuni reparti francesi torneranno in patria, lasciando le squadriglie AR22 (fino al 18 marzo 1919) e AR254.