Descrizione
riemersioni OPERE DAL DEPOSITO è giunta alla sua 4^ edizione, si tratta di una serie dedicata alle opere che non hanno attuale collocazione nelle collezioni permanenti. In questa edizione dal titolo MITO E SACRO NELLE CERAMICHE DEL MUSEO CIVICO DI NOVE l’arco temporale di produzione delle opere esposte va dalla fine del ‘600, alla fine del ’700 e copre tutto il ‘900, arrivando ai giorni nostri.
Sono opere selezionate sia per il loro valore intrinseco, sia soprattutto per il loro funzionamento nell’allestimento: il dialogo e il confronto tra le opere affiancate rivelano particolari e dettagli in grado di generare nuovi contenuti e chiavi di lettura.
La mostra tratta i temi del sacro e del mito, i linguaggi simbolici che sono associati a queste tematiche sono rappresentati nelle opere più contemporanee, altre raffigurano i personaggi della mitologia e delle religioni creando un dialogo tra sacro e mito che indaga la natura stessa dell’esistenza umana.
Il rapporto e la lotta dell’uomo con la Natura e la consapevolezza della sua condizione mortale e caduca è raffigurata dal tempo che scorre inesorabile nel Crono di Pacifico Pianezzola (inizi del ‘900), dall’allegoria dell’Inverno nella delicatissima statuina di fine ‘700, inizi ’800 in porcellana della Manifattura Antonibon, nella scimmia di Guido Cacciapuoti realizzata a Treviso tra il 1907 e il 1921, nella maschera tragica di Alfonso Leoni dei primi anni ‘60, infine nell’Orfeo – modellato da Egle Pozzi negli anni ’50 – che suona la lira donatagli da Apollo per colmare l’immenso dolore causato dalla perdita della sua amata Euridice, il suono è talmente bello e potente da plasmare il mondo: ammalia gli animali, piega gli alberi, devia il corso dei fiumi.
La statuetta della sfinge, proveniente dall’allora Istituto Statale d’Arte di Nove e realizzata attorno al 1960, ricorda il mito greco di Edipo in cui si racconta del tentativo dell’uomo di comprendere e dominare la Natura.
Il mito della macchina nell’opera di Adriano Bergozza del 1990 dal titolo evocativo “La casa del desiderio meccanico” in cui il sentimento più umano che ci sia, il desiderio, incontra l’inumano per eccellenza, la macchina, in un confronto attuale che riflette il ruolo sempre più umanizzato della tecnica.
Ancora animali fantastici e mitologici popolano la formella di Nerone Fanton degli anni ‘50 e la scatola della Manifattura Dolcetti (1921-1929), una natura fantastica e perturbante è rappresentata dalla scultura con il gallo a due teste di Cesare Sartori e Remo Brindisi del 1985.
La lettura del mito di Europa come simbolo di unione tra i popoli nell’opera di Enrico Stropparo del 1990. In mostra, l’opera di Stropparo entra in relazione con le sculture in terracotta di Luigi Benacchio, realizzate nel 1960 ca. raffiguranti un toro e un nuotatore e con la seicentesca donna sul dorso del delfino di origine olandese.
Il racconto sacro della cristianità è interpretato in due opere in cui sono rappresentate la natività, la crocifissione e la rinascita: il presepio contenuto all’interno del vaso “spaccato” (1951) di Alessio Tasca di ispirazione pariniana, un Cristo sulla croce rivisitato da Lorenzo Zanovello del 2012 e la maternità, rappresentazione sacra della divinità con bambino, dalla dea egizia Iside alla Madonna, nella scultura del 1959 di Nerone Fanton, deposito permanente dell’Ente Fiera di Vicenza.
Ci sono guardiani e custodi, il cane che richiama Cerbero, nell’opera di Orfeo Bonato del 1973, accompagna una figura seduta su un trono che ricorda una divinità primitiva, e il custode di Antonio Bernardi del 1991: una bottiglia reinterpretata che diventa totem.
Infine, la scrittura, utilizzata per tramandare miti e testi sacri nei millenni, simboleggiata dagli antichi papiri dell’opera in porcellana del 2011 di Giuseppe Lucietti e dal vaso di Ivo Sassi della fine degli anni ‘60.
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A cura di Alessandro Bertoncello
Dal 15 febbraio 2024
BiblioMuseo Palazzo Baccin, via Munari, 18, Nove (VI)
Per informazioni sugli orari di apertura tel: 0424.827097
museo@comune.nove.vi.it
ARTISTI IN MOSTRA:
MANIFATTURA ANTONIBON, Allegoria dell’Inverno, fine ‘700 – inizi ‘800
LUIGI BENACCHIO, Nuotatore – Toro, 1960 ca.
ADRIANO BERGOZZA, La casa del desiderio meccanico, 1990
ANTONIO BERNARDI, Il custode, 1991
ORFEO BONATO, Il guardiano, 1973
REMO BRINDISI E CESARE SARTORI, Galli, 1985
GUIDO CACCIAPUOTI, Scimmietta, 1907-21
MANIFATTURA DOLCETTI, Scatola rettagolare, 1921-29
NERONE FANTON, Maternità, 1959 – Formella quadrangolare, anni ‘50
ISTITUTO D’ARTE DI NOVE, Sfinge, 1960 ca.
IVO SASSI, Vaso, fine anni ‘60
ALFONSO LEONI, Maschera tragica, primi anni ‘60
GIUSEPPE LUCIETTI, Scritti e disegni degli antichi papiri, 2011
MANIFATTURA OLANDESE, Donna sul dorso di un delfino, fine ‘600
PACIFICO PIANEZZOLA, Crono, inizi ‘900
EGLE POZZI, Orfeo, 1955
ENRICO STROPPARO, Europa ponte d’oro, 1990
ALESSIO TASCA, Vaso Presepio, 1951
LORENZO ZANOVELLO, L’ombra della croce, 2012